Brano: ss
per l’opposizione del governo britannico) o nel Madagascar. Allo scoppio della guerra il problema divenne appannaggio quasi esclusivo delle SS e venne affidato a loro. In un primo tempo le comunità ebraiche furono rinchiuse in ghetti, soprattutto in Polonia, nei quali veniva sfruttata drasticamente la loro forza lavoro a basso prezzo. Ma i ghetti — come dimostrerà la rivolta sanguinosa in quello di Varsavia — erano di difficile gestione; si iniziò così a consolidare quel sistema di campi di concentramento che avevano visto la luce già nel 1933, pochi mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, con la creazione di un lager per avversari politici a Dachau (v.), presso Monaco. E proprio qui, sotto la gestione del primo comandante[...]
[...]ro a basso prezzo. Ma i ghetti — come dimostrerà la rivolta sanguinosa in quello di Varsavia — erano di difficile gestione; si iniziò così a consolidare quel sistema di campi di concentramento che avevano visto la luce già nel 1933, pochi mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler, con la creazione di un lager per avversari politici a Dachau (v.), presso Monaco. E proprio qui, sotto la gestione del primo comandante del campo Theodor Eicke, le SS avevano potuto sperimentare le illimitate possibilità che il sistema concedeva loro per imporre arbitrariamente la loro volontà persecutoria contro tutti i princìpi dello Stato di diritto.
Dopo il 1939, la radicalità con cui i! problema doveva essere risolto imponeva che i campi di sterminio venissero dislocati fuori dal territorio del Reich, possibilmente in zone nascoste, e l’ideologia antisemita di Hitler e delle SS divenne così forte, da porre in secondo piano esigenze pur vitali per il Terzo Reich, di carattere militare e strategico. Lo sterminio di massa degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni (o troppo pericolosi) per vivere nell’Europa germanizzata richiese infatti l’impiego di enormi risorse in concorrenza con le esigenze, che avrebbero dovute essere prioritarie, della conduzione della guerra (per esempio, il fondamentale problema dei trasporti).
Lo sfruttamento economico
Cionondimeno le SS misero in piedi all’interno del sistema concentrazionario un regime razionale di sfruttamento[...]
[...]enze pur vitali per il Terzo Reich, di carattere militare e strategico. Lo sterminio di massa degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni (o troppo pericolosi) per vivere nell’Europa germanizzata richiese infatti l’impiego di enormi risorse in concorrenza con le esigenze, che avrebbero dovute essere prioritarie, della conduzione della guerra (per esempio, il fondamentale problema dei trasporti).
Lo sfruttamento economico
Cionondimeno le SS misero in piedi all’interno del sistema concentrazionario un regime razionale di sfruttamento della manodopera a basso prezzo, affittata a grandi aziende private tedesche o direttamente sfruttata per mezzo di imprese produttive appositamente create dalle SS a tale scopo. Solo nel Governatorato generale (la Polonia), nel marzo 1943 le imprese direttamente dipendenti dalle SS occupavano oltre 52.000 operai ebrei. L’affitto della manodopera ebraica, che costava da 0,7 a 1 marco al giorno, era così proficuo per le grandi aziende private che, ad esempio, il colosso chimico LG.
Farben (v.) dislocò un gigantesco stabilimento per la produzione di gomma sintetica (Buna) presso il lager di Auschwitz (v.) che, per le sue caratteristiche, può essere considerato quasi il prototipo del sistema concentrazionario delle SS. D’altra parte non mancavano contrasti tra le imprese private, alle quali stava a cuore la disponibilità di una manodopera relativamente efficiente, e le SS che spesso lasciavano morire di fame i deportati. Gli incalcolabili profitti tratti dalle SS da questo sfruttamento illimitato degli schiavi (che arrivava fino alla loro spoliazione fisica di denti d’oro, capelli, ossa, etc.) prima di farli passare per “il camino”, venivano reimpiegatf per ampliare e perfezionare ulteriormente l’apparato concentrazionario.
Himmler poteva ben affermare con orgoglio, riguardo alle sue vittime: « Abbiamo preso loro tutto quanto possedevano ».
Sarebbe quindi improprio vedere nel sistema di sterminio realizzato dalle SS una negazione della razionalità politica ed economica, quale viene tradizionalmente intesa: certo, dal punto di vista militare gli [...]
[...]ruttamento illimitato degli schiavi (che arrivava fino alla loro spoliazione fisica di denti d’oro, capelli, ossa, etc.) prima di farli passare per “il camino”, venivano reimpiegatf per ampliare e perfezionare ulteriormente l’apparato concentrazionario.
Himmler poteva ben affermare con orgoglio, riguardo alle sue vittime: « Abbiamo preso loro tutto quanto possedevano ».
Sarebbe quindi improprio vedere nel sistema di sterminio realizzato dalle SS una negazione della razionalità politica ed economica, quale viene tradizionalmente intesa: certo, dal punto di vista militare gli enormi costi provocati daH’allestimento dei campi e dallo spostamento forzato di centinaia di migliaia di persone (spostamenti che, con l’avvicinarsi della sconfitta, divennero sempre più convulsi) non erano compatibili con le esigenze di concentrare tutte le risorse per la conduzione della guerra; ma dal punto di vista di Himmler e delle SS questo sistema di massacro, condotto
La mensa delle SS della Leibstandarte “Adolf Hitler”, guardia del corpo del Fuehrer [...]
[...] razionalità politica ed economica, quale viene tradizionalmente intesa: certo, dal punto di vista militare gli enormi costi provocati daH’allestimento dei campi e dallo spostamento forzato di centinaia di migliaia di persone (spostamenti che, con l’avvicinarsi della sconfitta, divennero sempre più convulsi) non erano compatibili con le esigenze di concentrare tutte le risorse per la conduzione della guerra; ma dal punto di vista di Himmler e delle SS questo sistema di massacro, condotto
La mensa delle SS della Leibstandarte “Adolf Hitler”, guardia del corpo del Fuehrer (Berlino, 1938)
con lucida pignoleria burocratica, rappresentava invece il culmine e la sublimazione del destino storico del nazionalsocialismo e del popolo tedesco, di cui le SS si sentivano ormai i veri e unici detentori. Himmler riuscì a instillare nelle SS addette allo sterminio di massa un fanatismo che faceva loro giustificare e anzi esaltare i crimini più disumani, in quanto compiuti per il bene supremo della “razza superiore” nei confronti di “animali umani” che (secondo tale aberrante ideologia) non avevano alcun diritto di esistere. Paradossalmente, agli occhi delle SS si trattava quindi di un atto di grande umanità e proprio il fatto di appartenere a un Kulturvolk (popolo civilizzato) richiedeva ai membri delle SS un particolare coraggio morale per realizzare le spietate leggi naturali: le SS dovevano sentirsi — secondo Himmler — investite di una sacra e storica missione, in quanto non tutto il popolo tedesco era perfettamente consapevole delle necessità vitali della selezione razziale. Di questa loro “abnegazione”, secondo l’ideologia instillata all’interno del corpo e della quale erano (più o meno) sinceri fautori, i carnefici delle SS, espressione di quella che riferendosi a uno dei più solerti organizzatori della soluzione finale, Adolf Eichmann (v.), Hannah Arendt ha chiamato “la banalità del male”, dovevano insomma sentirsi fieri.
Tentativi di salvataggio
Le SS cercarono di tenere nascosti per quanto possibile i propri orrendi crimini, molti di loro essendo pienamente consapevoli delle loro enormità. Tale cura nel mascherare il reale significato dei vaghi giri di parole che comparivano nella stampa per definire la “soluzione finale” era condizionata per un verso da timori nei confronti delle possibili reazioni negative dell’opinione pubblica interna, per un altro da considerazioni opportunistiche nei confronti dell’estero. Sul primo punto, la storiografia non è ancora riuscita a stabilire con sufficiente esattezza quanti fossero i cittadini tedeschi[...]